La benevolenza che vige in Italia nei confronti di Lucio Corsi non è così forte altrove. Il folletto della musica italiana è stato colpito da una delle accuse peggiori per un artista: è stato tacciato di razzismo e di promuovere pregiudizi e discriminazione con la sua musica. Si fa davvero fatica a crederci, a immaginare della cattiveria in colui che “voleva essere un duro”, e invece… Ecco le ragioni che si celano dietro l’aspra – e forse eccessiva – critica.
Perché Lucio Corsi sarebbe razzista
“La musica non è solo intrattenimento: ha un impatto culturale, sociale e politica” ricorda con decisione Rašid Nikolić, torinese nato in Bosnia da una famiglia mista di etnia Rom, oggi marionettista e attivista impegnato nella lotta contro le discriminazioni etniche. “Quando un artista usa stereotipi per costruire una storia, sta contribuendo alla loro perpetuazione. – continua Rašid Nikolić – Come cantautore ha un ruolo pubblico e una responsabilità nel veicolare immagini e concetti”.
E il cantautore in questione è Lucio Corsi, proprio l’ultimo che sarebbe venuto in mente parlando di discriminazioni e preconcetti. In un video quasi virale sul web, il marionettista attivista si scaglia contro la scelta del cantautore toscano di usare il termine “zingaro” in senso dispregiativo: “I rom non rubano i bambini. Quello che viene raccontato è privo di fondamento. Per questo siamo preoccupati. Dire ‘non lo sapevo’ non elimina l’effetto del dannoso che le sue parole possono causare”.
La canzone incriminata
Quale sarà mai, dunque, questo brano razzista e discriminatorio? Si tratta di Altalena Boy, pubblicato da Lucio Corsi nel 2015. La polemica, insomma, si è presa il suo tempo, impiegando ben dieci anni per venire alla luce – e aspettando proprio il momento di massima popolarità del cantautore. Ma torniamo alla canzone. Altalena Boy è una fiaba che mischia realtà e fantasia, che trasforma una tragedia in un’epopea mitica. Racconta di un bambino che, dopo aver compiuto il tanto sperato “giro della morte” in altalena sparisce, misteriosamente e irrimediabilmente. Nel paese cominciano così a circolare numerose e sempre più strampalate teorie su quale fine possa aver fatto il bimbo appassionato di altalene. Tra le ipotesi, così riportata nel testo del brano:
C’è chi dice:
“Lo hanno preso gli zingari
E lo hanno portato in un campo
Fuori Roma”
Rašid Nikolić considera particolarmente grave il verso perché è stata proprio la spesso infondata accusa di violenza verso i bambini a portare a “persecuzioni, violenze e linciaggi per secoli. Questo stereotipo è stato usato per giustificare leggi discriminatorie e alimentare un’immagine criminalizzante della comunità rom. In Italia, come in molti altri Paesi, le popolazioni romanés sono state vittime di marginalizzazione, violenza e politiche discriminatorie, anche basate su questa accusa infondata. E le parole con cui una comunità si definisce riflettono la sua storia, cultura e prospettiva”.
Le richieste dell’attivista: “Ritiri la canzone”
Infine, il rappresentante della comunità Rom italiana chiede da parte di Lucio Corsi un gesto netto: che ritiri la canzone o che, per lo meno, ne modifichi le parole o, ancora, che eviti di promuoverlo o eseguirlo o riprodurlo in streaming. L’attivista, in una lettera inviata direttamente al cantante e al suo manager, invita anche a un aperto confronto con attivisti e associazioni rom e al sostegno dell’artista a campagne di sensibilizzazione.
Lucio Corsi, che attualmente è impegnato nelle preparazioni per l’Eurovision 2025, non ha ancora risposto alla lettera di Nikolić (ed è per questo che lui ha deciso di spiattellare tutto sul web). Non è il primo artista finito nel mirino per dichiarazioni rilasciate anni prima, quando la sensibilità verso certi temi era decisamente meno acuta, ma, vista l’originalità del personaggio, la sua risposta potrebbe stupire.