Anna Foglietta ha tracciato un ritratto intimo e lucido della genitorialità contemporanea. L’attrice ha scelto di esporsi su un terreno ancora poco esplorato dal dibattito pubblico: quello della maternità non idealizzata. “Ho paura per i miei figli”, ha detto, rompendo la retorica che vuole le madri sempre serene, soddisfatte e sicure. Una dichiarazione che colpisce per la sua onestà e che racconta il disagio di un’intera generazione di genitori.
Volto tra i più versatili del cinema italiano contemporaneo, Anna Foglietta si confronta ora con una pellicola che esplora la complessità dei legami familiari messi alla prova da un evento drammatico. Accanto a Giuseppe Battiston, è protagonista di Storia di una notte, opera firmata da Paolo Costella e ambientata in un contesto che, dietro il lusso apparente, nasconde ferite invisibili.
Anna Foglietta, il dolore nascosto dietro le facciate perfette
Girato a Cortina, il film sfrutta la cornice montana per raccontare l’impietosa irruzione del lutto all’interno di una famiglia all’apparenza serena. L’attrice sottolinea come la natura, in tutta la sua potenza, costringa i personaggi a smascherarsi. Un percorso emotivo che richiama vissuti personali e l’importanza di accogliere il dolore anziché fingere di ignorarlo.
La consapevolezza sociale che cambia la prospettiva
Anna Foglietta riflette su quanto la consapevolezza dei drammi internazionali influenzi il modo in cui valutiamo la quotidianità. Nascere in un paese stabile cambia tutto, afferma, rispetto a chi cresce in contesti dove la sopravvivenza è incerta. Un punto di vista che la porta a riconsiderare il significato di sicurezza e il valore delle relazioni più intime.
Educazione sotto pressione: aspettative eccessive sui bambini
Secondo l’attrice, oggi i bambini ricevono un carico eccessivo di aspettative, in un sistema che li vuole iper-performanti fin da piccoli. Foglietta pone l’accento sull’urgenza di ridare spazio all’istinto, spesso sacrificato sull’altare della competizione precoce e del successo programmato. Una visione critica, ma concreta, del ruolo educativo.
La sfida di crescere figli nell’era digitale
Con tre figli, Anna Foglietta ammette di vivere un conflitto generazionale accentuato dalla rapidità dei cambiamenti digitali. “Mio figlio di 14 anni non ha i social, la piccola di 12 nemmeno Whatsapp, quello di 10 neanche il telefono”. Una scelta che rivendica con decisione, consapevole di voler tutelare uno spazio di crescita meno inquinato.
Adolescenti in crisi: la lezione di una serie tv
Parlando della serie Adolescence, l’interprete la definisce un tassello prezioso per comprendere il vissuto delle nuove generazioni. In un incontro con una sedicenne in un centro antiviolenza, le parole ricevute hanno lasciato un segno: “Ho paura di crescere per tutto quello che vedo, sento, vivo”. Una frase che fotografa lo smarrimento di chi si affaccia al futuro senza riferimenti rassicuranti.
Scegliere con cura: quando dire no diventa necessario
Lontana dalle logiche dell’accumulo, Foglietta racconta di essere diventata più selettiva nelle scelte professionali. Non più disponibile a tutto, cerca progetti in cui riconoscere un senso, anche a costo di dire molti no. Un cambio di rotta che testimonia una maturità artistica e personale.