Sigfrido Ranucci difende Report, è scontro con la Rai dopo il provvedimento disciplinare

Tra Sigfrido Ranucci e la Rai ormai è scontro aperto: il giornalista e conduttore di "Report" pretende risposte sul futuro della trasmissione

Pubblicato: 27 Giugno 2025 10:12

Martina Dessì

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È ormai guerra fredda – e nemmeno troppo – tra Sigfrido Ranucci e la Rai. A poco tempo dalla presentazione ufficiale dei palinsesti della prossima stagione, la tensione è alle stelle. E la miccia si chiama Report, lo storico programma d’inchiesta di Rai3, anche se il vero motivo è molto più profondo e riguarda il valore dell’informazione pubblica, il dovere di cronaca e, soprattutto, la libertà di stampa in un momento sempre più delicato per chi fa giornalismo d’inchiesta.

Il provvedimento disciplinare della Rai

Sigfrido Ranucci ha scelto di non tacere e ha raccontato tutto sui suoi canali social, pubblicando la lettera di richiamo ricevuta dalla Rai con un elenco di contestazioni che va dalla partecipazione a trasmissioni di altri canali, come Otto e Mezzo o Piazza Pulita, fino alla promozione del proprio libro e a un’intervista in cui ha parlato, in termini generali, del declino della libertà di stampa in Italia. Non una parola diretta contro la Rai, ma tanto è bastato per far scattare la reprimenda formale.

In risposta, Ranucci ha risposto con ironia e amarezza: “Dopo 27 anni in Rai, ho vinto un provvedimento disciplinare”, ha scritto con pizzico di delusione. L’amarezza, però, si trasforma presto in qualcosa di più ampio e diventa un appello pubblico contro il rischio di normalizzare il silenzio, proprio mentre Report continua a portare avanti inchieste che di interesse pubblico.

I dubbi sulla squadra di Report

“Da tempo avvertiamo una brutta aria intorno a Report“, scrivono i giornalisti della trasmissione senza usare mezzi termini per raccontare un clima fatto di ostilità crescente, tagli inspiegabili e silenzi preoccupanti. La riduzione di quattro puntate nella prossima stagione – fatto trapelare alla stampa prima che al team stesso – è la punta dell’iceberg. Ma c’è di più: per la prima volta in trent’anni, non esiste ancora la matricola del programma, il che si traduce in una mancanza di contratto e di certezze operative. Il risultato? Un blocco produttivo che mette a rischio la qualità del lavoro.

Eppure, i numeri sono dalla parte di Report. L’ultimo indice Qualitel – obbligatorio per legge – lo indica come il programma d’informazione più apprezzato dal pubblico Rai. Un paradosso che alimenta ancora di più i dubbi intorno alle recenti decisioni prese dall’azienda. La redazione poi non lo nasconde. Negli ultimi due anni, Report ha subito una decina di denunce da esponenti di Governo, dal Presidente del Senato e persino da un intero partito. Certo, la Rai parla di razionalizzazione dei costi ma il contesto e la tempistica sembrano lasciare aperti interrogativi difficili da archiviare.

“Non può non inquietare il fatto che questo ridimensionamento avviene a fronte di attacchi, sempre più numerosi e intensi, rivolti contro Report da politici ed esponenti del governo a seguito delle inchieste. Negli ultimi due anni abbiamo ricevuto una decina di denunce penali o civili da esponenti apicali della maggioranza, dal presidente del Senato e, per la prima volta nella storia del giornalismo italiano, da un intero partito”, scrivono i giornalisti della trasmissione, che ora chiedono un incontro urgente con i componenti del  Consiglio di Amministrazione della Rai e con il direttore Approfondimento Rai Paolo Corsini per capire se il programma rappresenti ancora una risorsa per l’azienda.

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