Palinsesti Rai 2025-2026, tutti i programmi che chiudono

Pioggia di chiusure per i programmi sotto il 3%: i pochi che si salvano dai palinsesti Rai della prossima stagione

Pubblicato: 22 Giugno 2025 12:14

Martina Dessì

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Viale Mazzini volta pagina, ma il prezzo da pagare è alto. Le bozze definitive dei palinsesti Rai 2025-2026 sono state consegnate il 19 giugno ai consiglieri del CdA per poi diventare ufficiali il 27 giugno, durante la conferenza stampa negli studi di Napoli e le novità sembrano essere tante. Ma mentre la macchina istituzionale si muove, dietro le quinte si consumano decisioni che lasciano il segno. Un dato però è certo. Molti programmi chiudono, alcuni contro ogni logica di ascolti, e la linea editoriale della Rai sembra scricchiolare sotto il peso di strategie difficili da spiegare.

Il caso di Agorà Weekend

È il caso più emblematico ed è quindi quello che sta facendo più rumore. Agorà Weekend, il contenitore del fine settimana di Rai3, chiude i battenti. Eppure i numeri raccontano di una stagione in crescita, una media del 4%, picchi sopra il 6% e un’apertura e chiusura di stagione salda al 5%. Un risultato più che dignitoso in un momento in cui il 3% è diventato la soglia di sopravvivenza. E allora perché chiuderlo?

La risposta ufficiale è legata a un fattore economico fatto di tagli, razionalizzazioni e necessità di ridurre i costi. Ma è difficile credere che un programma giornalistico stabile e sostenibile sia davvero il problema. Il vuoto lasciato da Agorà Weekend potrebbe essere colmato da Mi manda Rai3, che con la conduzione di Federico Ruffo dovrebbe allungarsi e presidiare sia il sabato che la domenica mattina. Una soluzione-tampone, più che una visione chiara di quello che potrebbe succedere.

I programmi che chiudono

Non è solo Agorà Weekend a saltare nei palinsesti Rai 2025-2026. A essere cancellati ci sono anche Petrolio, l’approfondimento di Duilio Giammaria; Il Fattore Umano, inchiesta firmata Pusceddu-Montebello; Rebus di Giorgio Zanchini, presenza fissa della domenica pomeriggio; e Tango di Luisella Costamagna, finito fuori senza troppi preamboli. Stessa sorte per Generazione Z di Monica Setta. Pare che sia inoltra a rischio Citofonare Rai2 di Simona Ventura e Paola Perego, ma non ci sono certezze in merito. L’aria che si respira a Viale Mazzini è densa di tensione, e le reazioni non si fanno attendere.

L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, parla di “forte preoccupazione” e di un’offerta informativa “impoverita”. I timori non riguardano solo la qualità, ma anche la trasparenza dei processi interni e il futuro dei giornalisti coinvolti. Non è un mistero che alcuni dei programmi tagliati vedessero all’opera professionisti interni, mentre si annunciano nuovi arrivi esterni senza apparente coerenza con le linee editoriali. Il conflitto, per ora latente, rischia di esplodere a breve.

A rincarare la dose è il consigliere Rai Roberto Natale, che in una nota ufficiale lancia un affondo durissimo: “Chi sta lavorando per La7?”. Una provocazione, certo, ma che fotografa bene la sensazione che il servizio pubblico, in un momento di ridisegno, stia lasciando scivolare via pezzi importanti della sua squadra. Soprattutto su Rai3, storicamente casa dell’informazione di qualità e del pluralismo.

Del resto, le linee guida approvate dal CdA a febbraio parlavano chiaro. Si richiedeva di recuperare l’identità del canale, riportare a casa i volti e le formule che hanno creato community fedeli. E invece si assiste a un movimento opposto, con format consolidati che spariscono e spettatori lasciati disorientati, costretti a inseguire altrove ciò che la Rai non sembra più voler offrire.

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