Diabete di tipo 2, quanto pesa sulla salute e quanto è importante la diagnosi precoce

Informazione, screening, supporto nutrizionale e promozione dell’attività fisica per combattere questa patologia in aumento in Italia

Pubblicato: 30 Giugno 2025 15:48

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Arrivare presto, in medicina, è fondamentale. Sempre. E lo è ancora di più quando ci si trova di fronte a patologie molto diffuse e subdole. Perché magari creano danni senza dare alcun segno della loro presenza. E’ il caso del diabete di tipo 2, che agisce in silenzio, mettendo a rischio cuore, cervello, reni, occhi e sistema nervoso, oltre ovviamente al metabolismo. Puntare sulla prevenzione è fondamentale. Così come è basilare cercare di riconoscere presto il quadro e contrastare i fattori di rischio, come sovrappeso ed obesità, studiando caso per caso l’approccio più indicato. Perché grazie all’innovazione terapeutica si può provare a rispondere anche ai tanti bisogni non ancora soddisfatti. Sapendo che, alla fine, molto dipende da noi e dalle nostre abitudini, come ricorda Paola Ponzani, Responsabile Struttura Semplice Dipartimentale Diabetologia e Malattie Metaboliche presso l’ASL4 della Liguria.

Diagnosi precoce e sfida all’inerzia per frenare l’epidemia

Dobbiamo fare qualcosa, insomma, per contrastare l’avanzata del diabete di tipo 2 che interessa gli adulti e si presenta sempre più spesso anche nei giovani, complice l’obesità. Occorre combattere la sedentarietà, fare regolare attività fisica, cercare di controllare il peso corporeo prestando attenzione all’alimentazione. E soprattutto occorre creare conoscenza, alla base di educazione e prevenzione, ricordando che questo termine indica anche l’importanza di riconoscere prima possibile un eventuale aumento patologico della glicemia. Così da combattere l’inerzia, che rischia di far perdere tempo e consente alla malattia di avanzare spesso danneggiando l’organismo senza dare alcun disturbo. Insomma, impegniamoci.

Il diabete di tipo 2 rappresenta una delle sfide sanitarie più urgenti e diffuse a livello globale, con un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari.

Cosa fare? Per una conoscenza diffusa sarebbe necessario partire dalla scuola sensibilizzando studenti, insegnanti e famiglie sui fattori di rischio del diabete di tipo 2 e sulle buone pratiche quotidiane è un passo essenziale per ridurre l’incidenza della malattia nel lungo periodo. Ma anche tra gli adulti è cruciale promuovere comportamenti virtuosi.

Interventi mirati nelle comunità – attraverso informazione, screening, supporto nutrizionale e promozione dell’attività fisicarappresentano una strategia efficace per prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 2 e le sue complicanze. Il tutto, ricordando che a fianco della prevenzione disponiamo di trattamento sempre più mirati ed efficaci per la gestione del diabete di tipo 2, che consentono di migliorare il controllo glicemico e la qualità della vita dei pazienti anche in presenza di condizioni come l’obesità o altri dismetabolismi.

La presa in carico della persona con diabete ed anche del suo ambito familiare appaiono fondamentali, in una serie di attenzioni che passano prima di tutto attraverso il riconoscimento precoce della patologia, la lotta all’inerzia terapeutica e l’accesso all’innovazione, nell’ambito dell’appropriatezza delle cure. Ad ognuno bisogna offrire un percorso mirato per ridurre i rischi e gestire al meglio la patologia.

Il diabete di tipo 2 in cifre

La prevalenza del diabete in Italia è attualmente attorno al 7%, che corrisponde a circa 4 milioni e mezzo di persone. Sappiamo, però, che per ogni due persone con diabete ce n’è almeno una terza che ha il diabete, ma non sa di averlo: quindi, abbiamo circa un milione di individui con diabete non diagnosticato. Il 90% dei casi è costituito da diabete di tipo 2, 5-6% circa da diabete di tipo 1, 1%-2% da diabete gestazionale e poi ci sono altri tipi meno frequenti di diabete come il diabete da difetti genetici o forme di diabete secondario.

Nel mondo le persone con diabete sono più di mezzo miliardo, numero destinato a crescere fino ad un miliardo e 300 milioni da qui ai prossimi 25 anni. Anche in Italia le stime prevedono un aumento al 9-10% della prevalenza nel 2040.

Il diabete è una pandemia per i numeri e per l’impatto che ha sulla salute, sulla qualità di vita e sui costi del Servizio Sanitario Nazionale: basti dire che circa l’8% dei costi sanitari globali sono legati al diabete. In particolare, la spesa più elevata riguarda le ospedalizzazioni per le complicanze, i farmaci utilizzati per il trattamento delle comorbilità correlate al diabete e le prestazioni ambulatoriali.

Perché è difficile ottenere il controllo glicemico

Stando a quanto riportano gli Annali di AMD (Associazione Medici Diabetologi) solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico.

I motivi sono molteplici: diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia, per cui lo specialista non poteva spingere troppo il dosaggio; e poi la ridotta aderenza dei pazienti alle terapie che vanno seguite per tutta la vita: si stima che poco più di un paziente su due sia aderente alla cura suggerita.

In questo senso sarebbe importante in tutte le regioni rendere disponibili le innovazioni terapeutiche rappresentate anche da terapie che non sono gravate dal rischio ipoglicemico e sono in grado di agire su più fronti, dalla riduzione del peso corporeo, fino al controllo della pressione e del colesterolo, con azione sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale.

L’innovazione terapeutica procede a passi da gigante con farmaci sempre più mirati ed efficaci, ultimi in ordine di arrivo i dual agonist, come tirzepatide, che agiscono sui recettori GLP-1 e GIP.

Quanto pesano sovrappeso e obesità sul diabete di tipo 2

La persona con diabete di tipo 2 è frequentemente anche sovrappeso o, addirittura, presenta obesità. L’eccesso di peso corporeo rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio, soprattutto quando il grasso (adipe) presente è localizzato in sede addominale. L’accumulo di grasso viscerale ostacola il fisiologico metabolismo del glucosio in quanto l’insulina prodotta non viene utilizzata nel modo giusto; quindi, non riesce mantenere il livello degli zuccheri nel sangue entro certi valori normali e costanti.

In un paziente con diabete di tipo 2, per ottenere un buon compenso metabolico, ossia valori glicemici nella norma, è necessaria una riduzione del peso corporeo che rappresenta, attraverso l’adozione di una alimentazione equilibrata e attività fisica, il primo step terapeutico. Pensate: già solo un 10% di calo del peso corporeo ha effetti benefici da vari punti di vista: riduzione di valori glicemici, pressione arteriosa, livelli lipidici. Ovviamente gli esiti sono ancora migliori se il calo ponderale supera il 10%.

Se la glicemia è elevata ed è mantenuta tale per lungo tempo – eventualità frequente nel paziente con diabete di tipo 2 che viene diagnosticato con molto ritardo, a volte dopo 6-7 anni dall’esordio della malattia, si crea un effetto tossico a livello soprattutto del microcircolo, i piccoli vasi che irrorano tutto l’organismo, e in particolare alcuni organi come occhio, rene, cervello e sistema nervoso periferico; se la glicemia elevata non viene trattata, dalla micro alterazione vascolare il danno si estende con lesioni aterosclerotiche a livello delle pareti dei grossi vasi sanguigni, con conseguenti gravi rischi ischemici al cuore, al cervello, agli arti inferiori.

Tutto questo nel paziente con obesità moltiplica il rischio e peggiora le condizioni di salute. Abbassare la glicemia è importante, ma ancora più determinante è ridurre il valore dell’emoglobina glicata; l’emoglobina è una proteina contenuta nei globuli rossi che veicola l’ossigeno in tutti i tessuti del corpo, e questo valore si ottiene misurando quanto essa è stata glicosilata, o complessata insieme ai residui di zucchero. Attraverso questa misurazione si ottiene il valore medio della glicemia nei tre-quattro mesi antecedenti all’esame. Quando questo valore è mantenuto adeguatamente a target (6,5-7%), significa che nel tempo i livelli glicemici sono sotto controllo e il diabete è ben compensato.

Diabete e cronicità associate

Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle che i diabetologi chiamano complicanze croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue. Le complicanze riguardano in particolare alcuni organi: il rene, l’occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale.

È necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti, solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha disturbi. Quando le complicanze si manifestano si presentano come pluri-comorbilità, con un impatto molto significativo in termini di disabilità per il paziente e di costi altissimi in termini di spesa diretta del SSN per farmaci, ospedalizzazioni, assistenza e di spesa indiretta per perdita di produttività. Inoltre, gli studi dimostrano che le complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità come cecità, impotenza, difficoltà nella deambulazione, e ridurre l’aspettativa di vita in media di 6-7 anni.

Con il contributo di Lilly Italia

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963