Tumore dell’endometrio, cosa bisogna sapere per prevenirlo e curarlo

Quali sono i fattori di rischio a cui la donna deve fare attenzione e le cure possibili

Pubblicato: 19 Giugno 2025 16:22

DiLei

Redazione

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Mammella, colon, polmone. Sono queste le tre forme tumorali più frequenti nella donna. Ma al quarto posto, anche se spesso non si ricorda quanto questa patologia possa essere comune, c’è il tumore dell’endometrio. Ogni anno si registrano quasi 9.000 nuove diagnosi, che nella maggioranza dei casi compaiono dopo i 50 anni. Oggi oltre alla chirurgia, alla chemio e alla radioterapia è possibile puntare anche sull’immunoterapia, grazie a trattamenti che in qualche modo aiutano il corpo a difendersi da solo. Ma l’importante, come sempre accade quando si parla di tumori, è arrivare presto, cogliendo i segnali che l’organismo invia. Come comportarsi? Ecco tutte le risposte dell’esperta Angelica Sikokis, che lavora all’Unità Operativa Oncologia Medica presso l’azienda Ospedaliero-Università di Parma, protagonista dell’evento “Tumore dell’endometrio: quando sospettarlo e come curarlo al meglio”.

Cosa aumenta il rischio e cosa protegge

Come detto, questa neoplasia si manifesta soprattutto nelle donne dopo la menopausa. Ma l’età non va considerata l’unico elemento di rischio. Ad esempio si sa che possono aumentare le probabilità di ammalarsi l’eccessiva esposizione agli estrogeni, come avviene in caso di inizio precoce del ciclo mestruale (menarca precoce), di menopausa tardiva o l’assenza di gravidanze, così come i problemi legati al metabolismo. Un eccessivo accumulo di grasso corporeo, che magari si lega ad una maggior produzione di estrogeni proprio da parte del tessuto adiposo, può giocare un ruolo in questo senso. E proprio per questo anche il diabete di tipo 2, che si associa molto frequentemente all’incremento ponderale, può favorire quella resistenza all’insulina che in qualche modo stimola la crescita di cellule neoplastiche. Da non dimenticare, poi, il ruolo della familiarità: aver avuto la madre o una sorella con una diagnosi di tumore endometriale aumenta il rischio di malattia. Esistono inoltre vere e proprie condizioni genetiche, come la Sindrome di Lynch, che sono fortemente associate alla possibilità di sviluppare un tumore dell’endometrio o del colon in età giovanile. Fatte queste precisazioni, va detto che i sani stili di vita possono aiutare. Controllare il peso, sia con una buona alimentazione ricca di fibre che con una regolare attività fisica, appare fondamentale in chiave preventiva. E pare che l’assunzione protratta della pillola anticoncezionale combinata contenente un dosaggio bilanciato di estrogeni e progesterone o la minipillola a base di solo progesterone sia associata ad un calo del rischio.

Cosa deve mettere in guardia la donna

Sul fronte dei segnali d’allarme, nel ricordare che per la donna sono fondamentali i controlli regolari dal ginecologo, c’è un segno che non va assolutamente sottovalutato. Molto spesso infatti le prime avvisaglie del tumore dell’endometrio sono rappresentate da un una perdita di sangue che si presenta dopo la menopausa in qualsiasi momento o, in età fertile, fra due periodi mestruali, a seguito di un rapporto sessuale, in cicli irregolari abbondanti e più lunghi del normale. Sia chiaro: la comparsa del sanguinamento anomalo non va considerata come diretta ed unica conseguenza del tumore dell’endometrio, visto che si può manifestare anche in diverse altre circostanze. Ma se si riscontra questo sintomo, è necessario un accertamento specialistico mirato, specie se si è oltrepassata la soglia della menopausa. Altra condizione da non sottovalutare è quella delle donne con sindrome di Lynch, quindi con una storia familiare di tumore, che dovrebbero ovviamente sottoporsi a controlli regolari per il rischio più elevato di tumore. la diagnosi precoce è infatti fondamentale per l’approccio terapeutico mirato, ricordando che non esistono strumenti di prevenzione o test di screening.

Come si cura il tumore dell’endometrio

Partiamo dalle novità. Recentemente è stato approvato dalla autorità regolatorie l’utilizzo già in prima linea dell’immunoterapia, in combinazione con la chemioterapia, per una popolazione che rappresenta il 20-30% dei tumori dell’endometrio primari avanzati o ricorrenti. E’ un passo avanti molto importante, considerando che si unisce alle altre pozioni disponibili per le terapie, che vanno mirate in base alle caratteristiche della lesione e alla sua espansione. In termini generali l’intervento chirurgico rappresenta la base delle terapie. L’intervento chirurgico standard è rappresentato da un’isterectomia totale semplice con annessiectomia bilaterale (asportazione utero, cervice, tube, ovaie) e asportazione del linfonodo sentinella, o dei linfonodi pelvici bilateralmente, e può essere condotto in laparotomia o in chirurgia mini-invasiva. La chemioterapia post-operatoria può migliorare la prognosi in pazienti con tumore dell’endometrio in stadio avanzato, o con malattia a elevato rischio di recidiva. L’ormonoterapia con progestinici o inibitori dell’aromatasi rappresenta il trattamento di scelta nelle pazienti con tumori a basso rischio ad andamento clinico lento.  Oltre a radioterapia, soprattutto per i tumori ad elevato rischio di recidiva, l’immunoterapia e i farmaci anti-angiogenici che agiscono bloccando la formazione di nuovi vasi sanguigni all’interno del tumore rappresentano altre opzioni a disposizione dei curanti. Sempre ricordando che le diverse terapie integrate tra loro, vanno utilizzate caso per caso con la massima appropriatezza.

Con il contributo di GSK

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.

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