Non dimentichiamolo mai. Se ci sono dubbi, il pediatra è il punto di riferimento. Anche e soprattutto per quando occorre fare il bagnetto. Non fate l’errore di applicare detergenti che non siano stati consigliati dal medico dei più piccoli o almeno condivisi con l’esperto. La pelle del bimbo, e ancor di più del neonato, è davvero sensibile. E va rispettata.
Anche e soprattutto se sono presenti infiammazioni cutanee, le classiche dermatiti dell’età, spesso legate al pannolino.
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Come fare il bagnetto
Proviamo, anche sulla scorta di quanto riportano gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, a definire cosa fare e cosa evitare al momento dei primi bagnetti del piccolo. Partiamo da un dato. Se non si portano a contatto dell’epidermide del bimbo sostanze potenzialmente irritanti o allergizzanti.
Insomma non abusate di composti per l’igiene e soprattutto cercate di utilizzare prodotti specifici disponibili nelle farmacie, poiché sottoposti a un maggior numero di test. L’ideale, anche al fine di rilassare il piccolo, è puntare sul bagnetto in acqua tiepida utilizzando un detergente oleoso. Se il pediatra segnala che la pelle è secca, poi, al bagno emolliente ricordate di associare creme idratanti, per dare modo alla pelle di superare la secchezza cutanea e quindi limitare il rischio di prurito, arrossamenti ed irritazioni.
Tra gli atteggiamenti da non avere, sempre secondo gli esperti, c’è da ricordare che vanno preferiti prodotti senza tensioattivi. Cosa significa? Cercate di evitare insomma prodotti che tendono a produrre molta schiuma oltre che fare a meno utilizzare creme o disinfettanti che magari impiegate in famiglia.
Altro aspetto da non sottovalutare: non bisogna esagerare con emollienti e paste varie, visto che l’applicazione eccessiva ed in ampi strati di queste componenti può facilitare l’insorgenza di irritazioni e complicanze infettive. Allo stesso modo, meglio limitare l’impiego di salviette per l’igiene. L’acqua (alla giusta temperatura) è sempre il miglior detergente.
Come ridurre i rischi di dermatite da pannolino
Con l’arrivo delle giornate più calde e con l’umidità in crescita, aumenta il rischio che la pelle venga in qualche modo irritata dal sudore, soprattutto nei primi mesi di vita. In particolare con il caldo, infatti, raddoppia il rischio di dermatiti dovute allo sfregamento da pannolino che causano arrossamenti con piccole papule, aree desquamate o erose, che riguardano l’inguine, i genitali e i glutei.
L’infiammazione dovuta a determinate sostanze contenute nell’urine e/o feci che irritano la pelle. Si può arrivare alla macerazione della cute, che quindi diventa più esposta non solo a fastidi superficiali ma anche a infezioni da batteri o funghi.
Cosa fare in prevenzione? Cambiare più spesso i pannolini evitando che la cute rimanga per ora a macerare con la parte umida è importante, così come non si deve esagerare con le salviette umidificanti. Sempre meglio l’acqua tiepida per la detersione dei genitali. Soprattutto ricordate di tamponare l’area con un asciugamano morbido, evitando di strofinare.
Prima di rimettere il pannolino è bene assicurarsi che sederino e genitali siano ben asciutti. Ricordate che lasciare l’area umida favorisce le irritazioni e la proliferazione di microrganismi infettivi. Infine, se le irritazioni e le dermatiti sono molto frequenti è bene provare a cambiare tipo e/o marca del pannolino per verificare se il problema dipende o meno dal prodotto utilizzato e comunque se arrossamento e irritazione non migliorano nel giro di due-tre giorni occorre consultare il pediatra: potrebbero essere in corso infezioni e il medico indicherà i trattamenti migliori.
Il valore del contatto pelle a pelle per la psiche e non solo
Lo skin to skin contact porta sicuramente vantaggi psicologici. Si associa ad un aumento di produzione dell’ossitocina da parte della madre. Come si fa? Subito dopo la nascita – se il parto è naturale e regolare – il neonato viene appoggiato sul corpo della madre e lasciato lì ininterrottamente per circa due ore, a contatto di pelle: è la tecnica dello skin to skin contact.
Qualche tempo fa un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto che con questo metodo è possibile ridurre drasticamente anche i casi di disturbi gastrointestinali funzionali del bambino – peraltro molto frequenti – nei mesi seguenti. Lo studio ha preso in considerazione 82 neonati (di un gruppo di 160, tutti venuti alla luce con parto vaginale) che nei tre mesi successivi al parto hanno presentato almeno una volta questi disturbi. Quelli che non avevano beneficiato dello skin to skin contact erano chiaramente in maggioranza: 62,9% contro il 39,2%. Si erano ammalati quasi il 50% in più rispetto a quelli che avevano avuto le due ore di contatto di pelle.
Ma la differenza diventava macroscopica se si consideravano le “sole” coliche infantili: queste hanno riguardato il 22,2% dei “non skin to skin” contro appena il 7,6% di coloro che avevano avuto il contatto di pelle con la madre. Ancora più marcati i benefici contro la dischezia (difficoltà a defecare e meteorismo) che ha colpito il 13,6% dei primi e solo il 3,8% dei secondi. Insomma, risultati che lasciano pochi dubbi. Si parlava di ma si ignorava che questo metodo potesse prevenire i disturbi gastroenterici del bambino, anche a distanza di mesi.