Immunoterapia e anticorpi bispecifici per i tumori del sangue, quando servono e come funzionano

Nella Giornata contro leucemie, linfomi e mielomi, il punto sullo stato delle terapie e l'importanza della ricerca per rendere queste malattie curabili

Pubblicato: 20 Giugno 2025 10:07

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

21 giugno. Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mielomi. Ed è l’occasione per celebrare l’impegno e l’impatto concreto di AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, al fianco dei ricercatori e compagna di vita di migliaia di pazienti affetti da malattie ematologiche e delle loro famiglie.

Nell’ultimo anno AIL Nazionale e le sue Sezioni provinciali hanno finanziato complessivamente 157 progetti di ricerca scientifica, sostenendo studi innovativi per la comprensione dei meccanismi dei tumori del sangue, consentire una diagnosi precoce e precisa, una gestione clinica dei pazienti all’avanguardia e per prospettare nuove terapie efficaci; sono stati erogati assegni di ricerca e borse di studio per i ricercatori, e supportati laboratori di ricerca clinica e sperimentale in tutta Italia.

In particolare, nel 2025 AIL intensifica il sostegno alla ricerca scientifica con progetti innovativi su terapie CAR-T, studi internazionali su leucemie e mielodisplasie, e il primo vero trial clinico sull’attività fisica nei pazienti ematologici, affiancando ai tradizionali finanziamenti alle società scientifiche ed enti di ricerca nuove frontiere della cura e della qualità di vita. Insomma, insieme agli ematologi si cercano nuove strade da battere per affrontare queste malattie. A partire dall’immunoterapia, per aiutare il corpo a “difendersi da solo”.

Il valore dell’immunoterapia

Come ricorda Francesco Di Raimondo Vicepresidente della società Italiana di ematologia (SIE), docente all’Università di Catania e Direttore UOC di Ematologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “G. Rodolico” della città etnea,  grazie all’immunoterapia e all’impiego di farmaci biologici si sta assistenza ad un sostanzialmente modifica dell’approccio terapeutico.

“Le ragioni sono molteplici: hanno bassa tossicità, possono essere usati in combinazione fra di loro e anche in combinazione con la chemioterapia – fa sapere l’esperto. Questa combinazione produce da un lato un significativo aumento dell’efficacia e dall’altro una riduzione della tossicità. Oggi, rispetto anche solo a cinque anni fa, vengono utilizzate delle combinazioni di farmaci che sono molto più efficaci e meno tossiche, e dunque nella pratica clinica si ha una profondità di risposta nettamente superiore e con minori effetti collaterali”.

Ovviamente si tratta di un vantaggio molto significativo per diverse patologie, anche sul fronte della qualità di vita dei pazienti che ovviamente appare nettamente migliore. I pazienti avvertono questa maggiore efficacia della terapia, in quanto viene eliminata la causa che li fa star male a un prezzo significativamente più basso in termini di tossicità.

Cosa sono gli anticorpi bispecifici e come funzionano

L’immunoterapia in questo momento può essere considerata il caposaldo delle innovazioni in ematologia. “In quest’ambito, i bispecifici stanno avendo un ruolo molto importante – fa sapere Di Raimondo. Si tratta di anticorpi bidirezionali che da un lato legano la cellula tumorale e dall’altro il linfocita T, uno dei pilastri del sistema immunitario.

Questi anticorpi monoclonali quindi favoriscono il contatto diretto tra le cellule tumorali e i linfociti T che sono le cellule del sistema immunitario, capaci di riconoscerle e distruggerle. Inoltre, è disponibile un’altra immunoterapia molto importante: le CAR-T.

Questa tecnica consiste nel prelievo e successiva re-infusione dei linfociti del paziente che vengono modificati in maniera da aggredire le cellule tumorali. Questa tecnologia però necessita di una organizzazione molto complessa mentre i bispecifici sono dei veri e propri farmaci disponibili in qualunque momento e quindi vengono somministrati in maniera molto più semplice”.

Il grande vantaggio dei bispecifici, peraltro, è legato al fatto di poter essere combinati sia fra di loro sia con altri farmaci, compresi gli anticorpi monoclonali e i chemioterapici. Esistono inoltre diversi studi che stanno esplorando la possibilità di combinazione dei bispecifici con farmaci in grado di aumentare l’attività dei linfociti T.

“Nel nostro Paese, il primo anticorpo bispecifico è stato blinatumomab che è attualmente impiegato nella leucemia acuta linfoblastica recidivante o refrattaria. Inoltre, attualmente sono approvati per il mieloma multiplo teclistamab e elranatamab, che sono diretti contro l’antigene BCMA, e talquetamab che è diretto contro l’antigene GPR5D – conclude l’esperto. Al momento è possibile impiegare questi farmaci in quarta linea di trattamento. Significa che il paziente deve aver fatto già tre linee di terapia senza risposta o avere avuto una ricaduta.

Per i linfomi sono disponibili glofitamab e l’epcoritamab per il linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario e mosunetuzumab per il linfoma follicolare recidivante o refrattario. Questi anticorpi bispecifici al momento hanno l’indicazione per la terza linea di trattamento ma sono in corso numerosi studi in cui vengono utilizzati in prima linea spesso in associazione alla chemioterapia o agli anticorpi monoclonali.

Confidiamo di avere dei risultati in tempi ragionevoli che ci daranno la dimostrazione della efficacia di queste combinazioni e soprattutto permetteranno che questi farmaci vengano approvati per linee più precoci di trattamento”.

L’impegno di AIL

“Nel suo stesso nome, AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma – racchiude la propria missione: essere al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie in ogni fase della malattia – spiega Giuseppe Toro, Presidente Nazionale AIL.

Da oltre cinquantacinque anni AIL promuove e sostiene la Ricerca Scientifica ed è impegnata ogni giorno per accompagnare sin dalla diagnosi chi affronta un tumore del sangue, rendendo disponili servizi concreti, pensati su misura per rispondere ai reali bisogni di cura, assistenza e che migliorino la qualità della vita.

Nel 1975 nascono le prime sezioni provinciali AIL, oggi sono 83 con oltre 17.000 volontari in tutto il Paese. Sono 35 le sezioni provinciali in 16 regioni che dispongono del servizio Case AIL, per accogliere gratuitamente i pazienti e i loro familiari, nel caso sia necessario trasferirsi in un’altra città per le terapie”.

Negli anni, anche grazie al costante sostegno economico dell’Associazione alla Ricerca, le terapie per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma sono diventate sempre più mirate ed efficaci e siamo convinti che molte altre cure arriveranno, capaci di curare forme di tumore finora difficili da trattare e di offrire una qualità di vita sempre migliore ai pazienti. Puntare sulla ricerca, quindi, è uno degli obiettivi di AIL.

“AIL, oltre a sostenere in molti modi l’assistenza ai pazienti e ai loro famigliari, da sempre promuove la ricerca scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma. – spiega William Arcese, Presidente Comitato Scientifico AIL e Professore di Ematologia Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Si avvale di un proprio Comitato Scientifico che, oltre all’attività di informazione e aggiornamento continuo sui progressi clinici e di ricerca, opera come organo consultivo di indirizzo scientifico e di valutazione progettuale delle iniziative di ricerca clinico-biologica. Nel campo dell’Ematologia neoplastica sono numerose ed estremamente promettenti le acquisizioni clinico-terapeutiche sviluppatesi nel corso degli anni, e il contributo di AIL alla ricerca risulta particolarmente ampio e ramificato”.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.

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