Tra abiti colorati, scommesse a non finire, cappelli stravaganti per le signore e uomini con il cilindro, la corsa dei cavalli ad Ascot è molto più di un evento ippico: è una manifestazione britannica che caratterizza la tradizione d’oltremanica, una settimana che unisce la monarchia ad uno degli sport più amati dagli inglesi.
Quest’anno, il Royal Ascot è iniziato martedì 17 giugno e proseguirà fino al 21. Per cinque giorni, questo prestigioso evento riunisce l’élite britannica attorno alle corse ippiche ed è un appuntamento imperdibile del calendario mondano inglese.
Il Re e la Regina sono presenti per tutti e cinque i giorni; la passione per i cavalli è infatti una costante nella storia dei Windsor che sono proprietari e allevatori di numerosi purosangue.
Indice
La Regina Anna, fondatrice di Ascot
Ascot nasce proprio grazie alla monarchia. È la Regina Anna, nel 1711, a fondare l’ippodromo su un terreno a pochi chilometri dal Castello di Windsor. Da allora, tutti e 12 i sovrani che hanno regnato dopo di lei, hanno mantenuto vivo questo legame. L’appuntamento estivo di Ascot è diventato ufficialmente una “settimana reale” nel 1911.
La Royal Procession, la sfilata in carrozza dei membri della Royal Family e della nobiltà, introdotta nel 1825, è uno dei momenti più attesi. Negli ultimi anni, tutti i giorni vengono comunicati sui social i nomi di chi sarà presente seduto sulle quattro carrozze e il Royal Ascot si apre sempre con i membri della famiglia reale che arrivano in carrozza percorrendo un breve tratto, mentre salutano il pubblico.
La passione per i cavalli di Elisabetta II
Nonostante tutti i sovrani abbiano sostenuto Ascot, nessuno di loro ha incarnato la passione ippica quanto Elisabetta II. Dal 1945, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, Elisabetta è stata presente quasi ogni anno, prima da Principessa, poi da Regina.
L’ amore per i cavalli, come quello per i cani, andava oltre il suo ruolo di monarca. Ogni volta che prendeva parte alle gare era possibile vederla più sorridente e spontanea, leggermente sprovvista della sua proverbiale compostezza. Oltre ad amare i cavalli, la Sovrana era anche un’allevatrice e aveva una squadra con cui gareggiava.
Nel 1954, ha vinto il prestigioso King George VI and Queen Elizabeth Diamond Stakes proprio ad Ascot con il suo cavallo da corsa Aureole, che era stato leggermente ferito a un occhio pochi giorni prima dell’incontro.
Prima della gara, durante una visita al paddock, la Regina chiese al suo fantino, Eph Smith, che indossava un apparecchio acustico, se pensava di poter vincere. La risposta del fantino, in quel momento un po’ scoraggiato fu: “Beh, Ma’Am, siamo piuttosto svantaggiati: il cavallo è cieco da un occhio e io sono sordo!”.
Nel 2013, con la cavalla Estimate, Elisabetta II ha vinto la prestigiosa Gold Cup, diventando la prima sovrana regnante a trionfare in quella categoria. Ma già prima di questo storico primato, Elisabetta aveva ottenuto grandi soddisfazioni dalla sua squadra e dai suoi amati cavalli, vincendo numerose gare.
La Regina possedeva molti purosangue da corsa e seguiva personalmente la selezione dei nomi, degli allenatori e dei fantini. Uno dei fantini vincitori delle gare ippiche, che ha indossato i colori della scuderia di Elisabetta II, il viola, il rosso e l’oro, è di origini italiane ed è molto famoso nel Regno Unito, si chiama Lanfranco, detto Frankie, Dettori.
La continuità di Carlo III nel nome della madre
Con l’ascesa al trono di Carlo III, il legame con Ascot è rimasto invariato e la tradizione continua. Nonostante la vendita di alcuni cavalli appartenuti a Elisabetta II, il Re ha promosso una “riforma verde” degli allevamenti reali, puntando su tecnologie sostenibili e una gestione ecologica.
La gara dei cappelli
Il Royal Ascot è diventato famoso in tutto il mondo anche per il rigido dress code da rispettare soprattutto nel Royal Enclosure, la parte dalla quale seguono le gare i membri della famiglia reale. Per le signore, sono ammessi solo abiti da giorno formali con spalle e ombelico coperti, accompagnati rigorosamente da un cappello. Le gonne devono arrivare almeno al ginocchio. Gli uomini devono indossare il morning coat nero o grigio, compreso di gilet, e il cappello a cilindro.
Nel 2018 è stata introdotta un’ultima regola di dress code, secondo la quale chiunque non indossi calzini non potrà entrare nella loggia reale a vedere le gare. Secondo il settimanale francese Point de Vue, per accedere a questo evento e vedere le gare dal posto più ambito, il Royal Enclosure, è necessario ottenere una comunicazione scritta di altri due partecipanti che devono essere stati presenti nel palco reale negli ultimi quattro anni.
Il direttore creativo del Royal Ascot
Nel 2024 è stato nominato il primo direttore creativo del Royal Ascot, si tratta del designer Daniel Fletcher, ex direttore artistico di Fiorucci. Il suo compito è quello di reinterpretare il dress code in chiave contemporanea, senza rinunciare all’eleganza e soprattutto puntando sulla valorizzazione del Made in England.
Secondo Daniel, il Royal Ascot è uno dei pochi momenti dell’anno in cui ci si può davvero sbizzarrire. “Ci sono solo poche occasioni in cui ci si può davvero ‘sfogare’ quando ci si veste in modo elegante, e Ascot è una di queste”, ha affermato il designer britannico. Sul sito ufficiale delle corse di Ascot si possono anche leggere i consigli di stile 2025: “rompere gli schemi, mantenersi eleganti e possedere assolutamente il proprio stile”.
A proposito di stile, ci sono anche molte curiosità storiche sulla celebre corsa ippica. All’inizio degli anni Venti, ad esempio, Lord Lonsdale era soprannominato “il Conte Giallo” perché si recava in auto all’ippodromo, accompagnato da autisti e valletti, tutti vestiti di giallo. L’arrivo era così particolare che in molti sostenevano che cercasse di rivaleggiare con il corteo reale.
Non solo Ascot
Anche se Ascot è la vetrina più celebre e proprio come la famiglia reale ha poche rivali al livello mediatico, ci sono altri ippodromi che ospitano gare importanti. Il Windsor Racecourse è uno dei circuiti più seguiti per gli appassionati di gare ad ostacoli, spesso sono presenti i Windsor, soprattutto i Duchi di Edimburgo.
Altro appuntamento importante che precede di poche settimane Ascot, è il Derby di Epsom, a cui partecipano regolarmente i reali britannici, così come le corse a Sandown, Goodwood e Newmarket.
I Windsor e l’ippica
L’amore per i cavalli e per le gare ha portato diversi membri di casa Windsor a cimentarsi in prima persona arrivando perfino a disputare le Olimpiadi, gareggiando in alcuni sport equestri.
La Principessa Anna e la figlia Zara
La Principessa Anna, esperta cavallerizza, ha gareggiato alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 e la figlia Zara Tindall ha vinto i Campionati Mondiali di Equitazione ad Aquisgrana nel 2006 e nel 2012 ha partecipato alle Olimpiadi come membro della squadra della Gran Bretagna, vincendo una medaglia d’argento che le è stata consegnata proprio dalla madre.
Il Principe Filippo
Quando un infortunio al polso ha costretto il Principe Filippo ad abbandonare il polo a cinquant’anni, ha iniziato a dedicarsi allo sport della guida di carrozze. Nella disciplina sportiva competitiva ippica, le carrozze sono trainate da un numero di cavalli compreso tra uno e quattro. Il Principe Filippo ha gareggiato fino agli 80 anni, ritirandosi nel 2003.
Lady Louise Windsor
La nipote, Lady Louise, figlia degli attuali Duchi di Edimburgo, ora gareggia in questo sport e ha ereditato i pony e la carrozza di Filippo. Durante il Royal Windsor Horse Show del 2022, la Regina Elisabetta ha assistito alla gara di Louise con la carrozza del Principe Filippo.
Ascot racchiude perfettamente il connubio tra la famiglia reale e il mondo equestre, fatto di potere, sport, amore per i cavalli e stile. La passione dei Windsor per le corse dei cavalli racconta una storia di identità nazionale. La Royal Family e i cavalli sono una scommessa sul fascino della tradizione già vinta da molti anni.