Pablo Picasso, pittore: biografia e curiosità

Pablo Picasso è tra i pittori più celebri del XX secolo e maestro del cubismo. Geniale e ribella, la carriera e la vita privata dell’artista

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Stefania Bernardini

Giornalista

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv prevalentemente di cronaca, politica, economia e spettacolo

Aggiornato: 28 Ottobre 2024 23:24

Pablo Picasso è uno dei più grandi artisti del XX secolo. Geniale e visionario, a lui è attribuita la nascita del cubismo nell’arte. Ma le opere del maestro sono state numerosissime rappresentando le diverse fasi della vita del pittore e scultore spagnolo. Dopo aver trascorso una gioventù burrascosa, ben espressa nei quadri dei cosiddetti periodi blu e rosa, è diventato famosissimo a partire dagli anni ’20. Inventore delle tecniche del collage e dell’assemblage, ha denunciato attraverso i suoi dipinti gli orrori della guerra, delle dittature, della violenza ma ha anche rappresentato la sua contemporaneità. Tra i suoi capolavori più noti non si possono non citare “Le demoiselles d’Avignon” e “Guernica”. Poliedrico e innovatore, Picasso ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte.

Chi era Pablo Picasso

Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruiz Picasso, detto più brevemente Pablo Picasso, nasce il 25 ottobre 1881 a Malaga. Fin da piccolissimo viene introdotto al disegno e alla pittura dal padre José Ruiz y Blasco, insegnante di disegno alla Scuola di Belle Arti di La Coruňa e artista di scarso successo.

Dotato di una particolare creatività e dal carattere ribelle, l’adolescente Pablo a 14 anni dipinge La prima comunione, opera che presenta alla Tercera Exposición de Bellas Artes e Industrias Artísticas di Barcellona e che cattura l’ammirazione del pubblico.

Un anno dopo presenta Ciencia y caridad alla Exposición General de Bellas Artes di Madrid che gli vale l’ammissione all’Accademia di San Fernando. L’atmosfera intellettuale e creativa della metropoli, lontana dal modernismo catalano, non gli piace, così il giovanissimo artista torna a Barcellona dove inizia a frequentare la birreria Els Quatre Gats, emblema del pensiero bohémien e anarchico.

Il periodo blu di Pablo Picasso

Nel 1900 si trasferisce a Parigi a soli 19 anni. Qui ha inizio il suo cosiddetto periodo blu, dal colore che predomina nelle opere realizzate tra il 1901 e il 1904. Tra i fattori che hanno portato l’artista a utilizzare il blu, associato alla tristezza e alla malinconia c’è probabilmente il suicidio dell’amico Carlos Casagemas, poeta spagnolo con cui si era trasferito nella capitale francese. Quest’ultimo, innamorato di Germaine, una ballerina del Moulin Rouge che non era riuscito a conquistare, decide di togliersi la vita.

I quadri del periodo blu di Picasso vengono notati da un disinvolto mercante d’arte, Ambroise Vollard, già amico di Degas, Pissarro e Cézanne. Proprio nella galleria di Vollard, al civico 37 di rue Laffitte, il ventenne ha l’occasione di esporre ben sessantaquattro suoi dipinti, tra raffigurazioni di corride, scene di costume e di vita notturna. La mostra tuttavia non è un successo e l’artista, segnato dalla sofferenza e dalle difficoltà economiche, comincia a fare la spola tra Barcellona e Parigi. Nel 1903 dipinge “La vita”, opera di difficile interpretazione che pare alluda all’impotenza creativa che affliggeva l’artista in quel periodo.

Il periodo rosa di Pablo Picasso

Dal 1904 Picasso si stabilisce definitivamente a Parigi e affitta per 15 franchi al mese una vecchia fabbrica a Montmatre, riconvertita in atelier per artisti nel 1889: il Bateau-Lavoir. Qui l’artista crea quella che verrà ribattezzata bande à Picasso composta da André Derain, Maurice Denis, Max Jacob, André Salmon e l’inseparabile Guillaume Apollnaire. Questo periodo per l’artista è particolarmente felice, nonostante la scarsità di soldi a disposizione.

I blu di Picasso incominciarono gradualmente a perdere d’intensità, sino a divenire di una tenue tonalità rosata, perciò questo periodo è stato chiamato dagli storici dell’arte “rosa”. In questi anni nella vita dell’artista compare la collezionista Gertrude Stein che gli compra, tra le tante, l’opera “Famiglia di acrobati con scimmia”.

La nascita del cubismo

Nell’estate 1906 Pablo visita un villaggio spagnolo incastonato lungo i Pirenei, Gósol, dove entra in contatto con la statuaria iberica preromana, che non badava né alle proporzioni, né alla prospettiva e all’armonia. Queste opere influenzano Picasso portandolo a elaborare un nuovo concetto estetico, il cubismo. L’opera destinata a inaugurare questo nuovo stile è Les demoiselles d’Avignon del 1907.

Il soggetto dell’opera è l’interno di un bordello nel quale ci sono cinque donne nude, realizzate però con un linguaggio clamorosamente innovativo: le forme e i volumi del dipinto sono scomposti, e le singole figure sono costruite secondo il criterio della visione simultanea da più lati, presentando in questo modo un aspetto che ignora qualsiasi legge anatomica.

Les demoiselles d’Avignon suscitano scandalo, nessuno, da Matisse all’amico Apollinaire, riesce a comprendere il senso della nuova strada intrapresa da Picasso. Intanto l’artista inizia un sodalizio con Georges Braque, le cui opere presentano notevole affinità con quelle dello spagnolo. Il critico Louis Vauxcelles, per riferirsi alle creazioni dei due, parla di “bizzarrie cubiste”, così nasce il termine per definire la corrente pittorica della quale Picasso è uno dei principali animatori.

Dal 1909 Picasso si dedica al cubismo dando vita a opere quali La femme assise (1909) e Ragazza con mandolino. Insieme a Braque, entrambi scettici dei primi esiti della loro nuova corrente artistica, approda al cosiddetto cubismo sintetico, caratterizzato da un ammorbidimento del rigore geometrico delle forme del cubismo analitico, e dall’impiego pressoché sistematico dei collage.

I dipinti nel periodo delle guerre

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, i componenti della bande à Picasso si smembrano, tutti mobilitati per combattere nel conflitto. Pablo, essendo cittadino spagnolo, resta a Parigi e conosce un giovane Jean Cocteau che lo coinvolge nella realizzazione di sipari, scene e costumi per Parade, il balletto che stava realizzando per la famosa compagnia dei Balletti russi di Sergej Pavlovič Djagilev. Nel 1917 i due partono per Roma.

Nella Capitale Picasso conosce i futuristi e gli artisti della Secessione e viene a contatto con l’arte rinascimentale e classica. A Napoli invece si avvicina all’arte pompeiana e alla tradizione iconografica della maschera di Pulcinella. La pittura italiana avvicinano Picasso a una nuova svolta stilistica, verso il cosiddetto “periodo neoclassico”, degne di nota, in questo senso, sono le opere “La lettura della lettera” e “Il flauto di Pan”.

Dagli anni ’20 del Novecento Picasso inizia a  godere di una solidissima notorietà, tra il 1930 e il 1939 sono tantissime le esposizioni con al centro le sue opere. Allo stesso tempo l’artista, sotto il regime di Hitler, comincia a essere denigrato come fautore di un’arte degenerata. Nel 1934 torna in Spagna, e questo nuovo contatto con la terra nativa vivifica le sue vecchie passioni, quali la corrida, la lotta coi galli e le tradizioni popolari.

Tuttavia il clima politico era cambiato rispetto agli anni della gioventù. Picasso si trova nel pieno della sanguinosa guerra civile che sconvolge il Paese dal 1936 al 1939. In questo periodo l’artista è direttore, in absentia, del Museo del Prado e, intimamente scosso dalla tragedia patria, denuncia spietatamente la sollevazione militare di Francisco Franco incidendo un pamphlet intitolato “Sogni e menzogne di Franco”, dove il generale diventa un mostro senza vita e umanità che compie azioni grottesche e raccapriccianti.

Fuggito prudentemente dalla Spagna già nel 1936, in Francia viene incaricato di realizzare una grande opera per rappresentare la Seconda Repubblica Spagnola al posto di onore del Padiglione Spagnolo nell’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Ad aprile dello stesso anno l’artista resta sconvolto dalla notizia dello sterminio della popolazione della città di Guernica, cinicamente rasa al suolo dalla furia distruttrice di un bombardamento aereo nazista, inteso come un semplice esperimento terroristico.

Terribilmente turbato dal feroce crimine verso l’umanità e convinto di voler denunciare le atrocità belliche a tutto il mondo, realizza per l’Expo il celebre “Guernica”, destinata a diventare uno dei capolavori più noti di Picasso. Ricorrendo a un monocromo giocato esclusivamente sui toni del grigio, l’opera racconta la drammaticità del bombardamento.

Durante la seconda guerra mondiale Pablo inizia a soffrire di attacchi di sciatica. Intanto si trasferisce a Royan che poi abbandona quando viene a sapere della stipula del secondo armistizio di Compiègne. Tormato nella Parigi occupata, le milizie naziste non lo infastidiscono, malgrado fosse considerato “il  più degenerato degli artisti”. L’unico divieto che gli viene imposto è quello di esporre le sue opere al pubblico.

Gli ultimi anni di vita di Picasso

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, il maestro del cubismo sente il bisogno di evadere da Parigi che lo fa sentire oppresso e si trasferisce ad Antibes, rinomato centro turistico delle Alpi marittime francesi. Nella località alpina ritrova la gioia di vivere come appare anche nelle opere realizzate in questo periodo come “Pastorale”, dove un fauno e una ninfa danzanti, realizzati con colori festosi e solari, diventano emblemi del desiderio di vita, libertà, e amore.

Successivamente, l’artista si sposta a Vallauris dove è avviato alla modellazione della ceramica, coltivando una fruttuosa collaborazione con il laboratorio di Suzanne Ramié. Picasso muore infine a Mougins l’8 aprile 1973 per un edema polmonare acuto alla veneranda età di 91 anni.

Vita privata e curiosità su Picasso

Al Bateau-Lavoir Picasso conobbe Fernande Olivier, una giovane fanciulla di proverbiale bellezza che restò al suo fianco per i sette anni. I due vissero insieme e avevano un gatto siamese. Nel 1912 Fernande lasciò l’artista che intrecciò una relazione con Eva Gouel. La donna morì precocemente di tubercolosi nel 1915 lasciando Pablo nello sconforto.

Nel 1917 il maestro del cubismo si invaghì di una delle ballerine del Balletto, Olga Khochlova che sposò il 17 luglio 1918 nella chiesa russa di Parigi. Da lei ebbe un figlio maschio, Paulo, nel 1921. Nel 1927 conobbe Marie-Thérèse Walter, una ragazza di diciassette anni che divenne rapidamente la sua amante e la cui relazione si sovrapporrà per anni a quella di Olga. Da lei ha una figlia Maya.

Picasso ha poi avuto altre numerose amanti e relazioni sentimentali, dalla pittrice e scrittrice francese Françoise Gilot ha avuto due figli: Claude e Paloma.

Tra le curiosità, pochi sanno che l’artista era di origine italiana e ha adottato il cognome della madre Maria Picasso y López che era di nazionalità argentina ma di famiglia genovese. L’adozione del cognome materno avvenne a Barcellona quando l’artista aveva 20 anni. I suoi amici gli dissero che era meno comune di Ruíz, il cognome del padre, e più piacevole all’udito. Pablo Picasso all’anagrafe ha tantissimi nomi, omaggio dei genitori a una folta schiera di santi.

Il primo dipinto del genio spagnolo è Il picador del 1889 quando aveva 8 anni. L’opera ritrae un uomo a cavallo con tre spettatori a guardarlo e la composizione risulta difficile da attribuire alla capacità di un bambino. A 12 anni, invece, Picasso ha realizzato il disegno “Torso maschile” di assoluta bellezza.

L’artista adulto dichiaro: “A 12 anni dipingevo come Raffaello. Ma mi ci è volta una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Henri Rousseau, durante una serata in suo onore al Bateau-Lavoir disse a Picasso: “Tu e io siamo i due più grandi pittori del mondo, tu nel genere egiziano e io in quello moderno”.

Durante i soggiorni romani Picasso frequentava l’Osteria Fratelli Menghi, intorno alla quale si ritrovano tutti gli artisti di Roma, pittori, poeti, ma anche attori, registi e sceneggiatori. Il 21 agosto del 1911 avvenne uno dei furti d’arte più celebri della storia: nell’unico giorno di chiusura al pubblico del museo del Louvre di Parigi, sparì la “Gioconda”, o “Monna Lisa”, il celebre dipinto di Leonardo Da Vinci.

Dopo settimane di ricerche, furono sospettati del furto anche Picasso e Apollinaire: si era infatti scoperto che l’assistente di Apollinaire aveva rubato sempre dal Louvre due sculture africane che poi erano state regalate proprio a Picasso. Alla fine i due furono assolti mentre venne arrestato un varesotto chiamato Vincenzo Peruggia che aveva lavorato per alcuni anni al Louvre e che era riuscito a portare via la Gioconda sotto al cappotto senza essere notato.

Picasso era molto superstizioso, si faceva tagliare i capelli solo dalle donne con cui conviveva e successivamente da un barbiere spagnolo che aveva conosciuto in Costa Azzurra, Eugenio Arias, noto appunto come “il barbiere di Picasso”.In una carriera di oltre 75 anni, secondo il Guinness dei primati, realizzò circa 13.500 dipinti e disegni, 100mila stampe e incisioni, 34mila illustrazioni e 300 fra sculture e ceramiche.