Personaggi femminili che bucano le pagine, che catturano e restano nel cuore dei lettori: la scrittrice Alessia Gazzola riesce a parlare direttamente con le nostre emozioni e a farlo con ironia, regalandoci storie che lasciano il segno e che – nel corso degli anni – hanno fatto sognare, riflettere e immedesimare intere generazioni di lettrici.
Tanto da arrivare anche sul piccolo schermo come è accaduto a due delle sue protagoniste più amate: Alice Allevi (L’Allieva) e Costanza Macallè (Costanza). Ma la buona notizia è che presto diventerà un film anche il suo bellissimo romanzo Non è la fine del mondo, commedia romantica che vede nelle vesti di personaggio principale Emma.
E se le sue storie sono perfette anche per gli adattamenti sul piccolo e grande schermo c’è una ragione: non solo parlano direttamente alle emozioni delle lettrici e diventano specchi in cui osservare noi stesse, ma sono anche caratterizzate da uno stile narrativo molto cinematografico.
La sua ultima fatica letteraria è la serie di romanzi dedicata a Beatrice Bernabò, Miss Bee, che ci porta nella Londra degli anni Venti del Novecento: sta riscuotendo grandissimo successo grazie a un’ambientazione intrigante e alla presenza di un’altra delle sue protagoniste incredibili, capaci di conquistarci sin dalla prima pagina. Al momento sono usciti tre volumi a distanza di pochi mesi e Alessia Gazzola è impegnata in una serie di presentazione, compresa quella che si è tenuta al Premio e Festival Fracchia a Casarza Ligure (Genova).
L’intervista che Alessia Gazzola ha concesso a DiLei.
Da Alice Allevi a Costanza Macallè fino a Beatrice Bernabò, qual è il filo rosso che lega le tue protagoniste?
Il filo rosso sicuramente è quello di essere delle ragazze che cercano di costruire la propria identità e di strutturarsi nel passaggio da ragazze a donne, puntando prima di tutto all’autosufficienza economica, che chiaramente al giorno d’oggi è quasi scontata, però soprattutto a quella affettiva. E quindi sono tutte storia che hanno al centro questo tipo di racconto.
Parlando delle protagoniste delle serie tv che sono uscite fino a oggi, ti immaginavi Alice Allevi con l’aspetto di Alessandra Mastronardi e Costanza Macallè con quello di Miriam Dalmazio?
Mi considero sempre molto aperta: quando si tratta di casting mi lascio anche sorprendere, non faccio mai delle proposte io, proprio perché mi rendo conto che già è una tale opportunità e mi trovo in un contesto tale per cui alla fin fine devo essere felice di ciò che ho e non mi metto a fare richieste spropositate. Detto questo, quando dai casting sono arrivate queste proposte (Alessandra Mastronardi per il ruolo di Alice Allevi nella serie tv L’Allieva, con Lino Guanciale, e Miriam Dalmazio per la protagonista di Costanza) io sinceramente sono stata felicissima in entrambi i casi, perché le trovo molto corrispondenti all’immaginario che io avevo dentro di me. Sembrano entrambe uscite dalle pagine e sono state tutte e due delle belle sorprese non soltanto così, quando me le hanno proposte e le ho viste in un certo senso sulla carta, io poi sono andata a vedere ognuna di loro cosa aveva fatto nei lavori più recenti, le ho rispolverate, le ho immaginate. Ma poi, quando le ho viste alla prova dei fatti, erano assolutamente azzeccate entrambe. C’è anche Fotinì Peluso che interpreterà Emma in Non è la fine del mondo.
Quando uscirà?
L’anno prossimo, lo stanno finendo di girare in queste settimane.
È andata in onda la prima stagione di Costanza, come è andata secondo te? Qual è stata la risposta che hai percepito da parte del pubblico?
I numeri ci dicono che è la prima stagione di Costanza andata bene e già è un qualcosa di molto confortante, in più la mia percezione onestamente è che sia piaciuta. È stata percepita come un qualcosa anche di nuovo, di diverso: l’idea di intrecciare la storia al presente con una vicenda medievale credo che in realtà abbia affascinato. Tanto più che la cifra stilistica che hanno dato alla serie è stata quella della fiaba: io ho parlato molto con il regista di questo e so che è stato proprio il codice estetico che lui ha voluto imprimere alla serie e ha fatto in tal senso un lavoro passando attraverso le scenografie, i costumi, la luce, la fotografia: lui voleva questa idea del Medioevo fiabesco, anche in continuità con la storia che Costanza racconta a sua figlia e credo che questo sia stato percepito come nuovo, perché poi dopotutto in effetti lo è. È un’indagine di tipo medico-scientifica applicata in un certo senso al giallo storico ed è stato molto apprezzato secondo me e io di questo posso esserne ovviamente solo che felice.
Hai uno stile di scrittura molto cinematografico: tu collabori alla stesura della sceneggiatura? Come agisci su quello che poi vediamo in televisione?
In realtà io sono dell’avviso che la serie si debba lasciare andare, non si può avere un controllo artistico completo anche perché – appunto – c’è poi tutta una serie di esigenze di adattamento e a questo bisogna essere pronti. E ci sono anche tante altre professionalità creative, che ovviamente portano il loro contributo alla storia che io ho creato. E allora lascio che loro facciano il tutto, ho un ruolo finale di consulenza esterna delle sceneggiature, ma proprio finale: quell’attimo prima di andare sul set, mi posso esprimere a proposito di qualche passaggio.
Tornando su Miss Bee, che è la tua più recente fatica letteraria, pensi che ci potrà essere la possibilità di trasformarla in un progetto televisivo?
Sicuramente lo spero: ha attirato l’attenzione di un produttore di cui io sono molto contenta; quindi, speriamo che possa arrivare anche lei sullo schermo.