Cinque giardini italiani tra i più belli del mondo secondo il New York Times

Dai fasti rinascimentali alle rovine romantiche: ecco i giardini italiani scelti dal NYTimes tra i più belli del pianeta

Foto di Sabia Romagnoli

Sabia Romagnoli

Designer del prodotto industriale

Designer del prodotto industriale, ama analizzare tendenze e soluzioni innovative ed è sempre alla ricerca di idee per rendere unici gli spazi.

Pubblicato: 18 Giugno 2025 12:00

In un mondo sempre più affascinato dalla sostenibilità, dalla bellezza naturale e dal ritorno a un’estetica consapevole, il New York Times ha stilato una prestigiosa lista dei 25 giardini più belli del mondo, scelti per la loro capacità di cambiare il nostro modo di osservare le piante e il paesaggio. In cima alla classifica ci sono due Paesi dalla lunga tradizione botanica e paesaggistica: Italia e Regno Unito, con cinque giardini ciascuno.

L’Italia, patria del Rinascimento e della bellezza armonica tra arte e natura, si impone con autentici capolavori verdi, sparsi tra Lazio, Toscana e Piemonte. Scopriamo da vicino questi cinque giardini italiani, dove si fondono storia, cultura e botanica.

Il Giardino di Ninfa (Lazio): la poesia di una città perduta

vegetazione rigogliosa del Giardino di Ninfa
Giardino di Ninfa
Un ciliegio in fiore si specchia nelle acque cristalline del Giardino di Ninfa, creando un’atmosfera da sogno

Definito da molti “il giardino più romantico del mondo”, il Giardino di Ninfa sorge sulle rovine di un’antica città medievale, oggi abbracciata da una rigogliosa vegetazione. Inserito in un contesto straordinariamente suggestivo, è un giardino storico-naturalistico riconosciuto come Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000.

L’origine del nome “Ninfa” risale a un antico tempio romano dedicato alle divinità delle acque sorgive. La città conobbe fasti nel Medioevo, fino a essere devastata nel XIV secolo e abbandonata a causa della malaria. L’anima rinacque solo a partire dal XIX secolo, grazie alla famiglia Caetani: dapprima Ada Bootle Wilbraham, poi Marguerite Chapin e infine Lelia Caetani, pittrice e giardiniera sensibile, che trasformò le rovine in un’opera d’arte vegetale.

Tra aceri giapponesi, magnolie, rose rampicanti, ruscelli e resti architettonici, il Giardino di Ninfa è un raro esempio di fusione tra paesaggio, storia e letteratura. Qui sono passati poeti, artisti e intellettuali. L’atmosfera sospesa e fiabesca incanta ogni visitatore.

Villa Gamberaia (Toscana): perfezione rinascimentale su “piccola scala”

Vista dall’alto sui giardini geometrici, vasche e siepi di Villa Gamberaia vicino Firenze
Villa Gamberaia vicino Firenze
La perfezione formale dei giardini all’italiana di Villa Gamberaia, in armonia con il paesaggio toscano

Arroccata sulle colline che dominano Firenze, la Villa Gamberaia è una delle perle paesaggistiche della Toscana. La villa, risalente al XVII secolo, è celebre per i suoi giardini all’italiana, un capolavoro di proporzione, simmetria e armonia. Edith Wharton, scrittrice e paesaggista, la definì “probabilmente il più perfetto esempio dell’arte di ottenere un grande effetto su scala ridotta”.

A rendere unico questo luogo è proprio la sua intimità misurata: vialetti di cipressi, fontane geometriche, siepi perfettamente potate e giochi d’acqua si sposano alla perfezione con il paesaggio toscano. Un equilibrio straordinario tra architettura e natura, che ha ispirato generazioni di architetti paesaggisti in tutto il mondo.

Non è un caso che il suo design sia stato riprodotto negli Stati Uniti nel 2010, nel progetto del Tuscan Garden di Snug Harbor, a Staten Island. Un giardino che dimostra come il rigore formale possa essere anche poesia visiva.

Villa d’Este (Lazio): la meraviglia delle fontane

Statua femminile circondata da vegetazione e getti d’acqua nella fontana di Villa d’Este
Villa d’Este
Dettaglio della Fontana della Natura, immersa nella vegetazione lussureggiante del parco di Villa d’Este

A Tivoli, non lontano da Roma, si trova uno dei più iconici esempi di giardino rinascimentale italiano: la Villa d’Este, dichiarata Patrimonio UNESCO. Voluta nel XVI secolo dal cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, è un vero e proprio trionfo di idraulica, arte e paesaggismo.

Il suo progettista, Pirro Ligorio, trasformò un ex convento benedettino in una residenza sontuosa con un giardino terrazzato e monumentale. Il sistema di fontane è ancora oggi un prodigio tecnico: 51 fontane, 255 cascate, 64 polle d’acqua e più di 30.000 piante rendono il parco un’esperienza multisensoriale unica.

Tra le fontane più celebri spiccano la Fontana dell’Ovato, la Fontana di Nettuno e la Fontana dell’Organo, che emette musica grazie alla sola forza dell’acqua. Villa d’Este è una celebrazione dell’ingegno umano che dialoga con la bellezza naturale.

Il Sacro Bosco di Bomarzo (Lazio): l’enigma verde del Parco dei Mostri

volto mostruoso con bocca aperta, nel Parco dei Mostri
Bomarzo
La Bocca dell’Orco, tra le sculture più iconiche e suggestive del Parco dei Mostri a Bomarzo

Diverso da ogni altro giardino italiano, il Sacro Bosco di Bomarzo – detto anche Parco dei Mostri – è un unicum nel panorama del paesaggio europeo. Creato a metà del Cinquecento da Pier Francesco Orsini, signore di Bomarzo, si presenta come un labirinto di sculture scolpite nella pietra viva, popolate da creature mitologiche, mostri, sfingi, draghi, ninfe e animali fantastici.

Questo giardino sovverte i canoni dell’ordine classico per abbracciare un’estetica onirica, manierista e simbolica, dove nulla è come sembra. È un giardino-esperienza, che disorienta e affascina, stimola la riflessione, la meraviglia e persino l’inquietudine.

Qui la natura si fonde con la scultura per creare un teatro di allegorie, di misteri e di illusioni ottiche. Un luogo “ermeneutico”, dove ogni visitatore è chiamato a trovare il proprio significato.

Villa Silvio Pellico – Vigna Barolo (Piemonte): tra storia, romanticismo e quiete

Nel verde delle colline torinesi sorge Villa Silvio Pellico, un’elegante tenuta neoclassica originariamente appartenente ai Marchesi di Barolo. Usata come residenza estiva per sfuggire alla calura cittadina, la villa è un perfetto esempio di vigna nobiliare, intesa non tanto come vigneto quanto come luogo di delizie e rifugio intellettuale.

Nel XIX secolo, la villa venne ampliata con un’ala neogotica che comprende una chiesetta e un piccolo castello scenografico. La marchesa Giulia Colbert, donna colta e progressista, vi ospitò intellettuali e fondò opere caritative. Tra i frequentatori celebri figura Silvio Pellico, autore de Le mie prigioni, che diede il nome alla villa.

I giardini romantici che circondano la residenza, oggi restaurati, esprimono un’eleganza composta, tra boschi, vialetti, statue e vedute paesaggistiche. Un luogo denso di storia e memoria, ma ancora capace di offrire pace e bellezza senza tempo.

Un patrimonio da vivere e proteggere

I cinque giardini italiani selezionati dal New York Times non sono semplici spazi verdi, ma opere d’arte viventi, capaci di raccontare secoli di storia e visione umana. Che siano rigogliose rovine romantiche come a Ninfa, o perfezioni geometriche come a Villa Gamberaia, ognuno di questi giardini ci invita a rallentare, a osservare, a riscoprire il valore del tempo e della contemplazione.

In un’epoca dominata dalla velocità, tornare a camminare tra siepi, sentieri ombreggiati, fontane e rovine è un atto di cura verso se stessi e verso il mondo. Visitare questi giardini significa partecipare a una tradizione che affonda le sue radici nella bellezza, nella cultura e nella natura. E forse, proprio grazie a questi luoghi, potremo davvero imparare a guardare la natura e il nostro patrimonio culturale con occhi nuovi.