Il curioso caso della sedia Monobloc, icona senza autore dell’estate italiana

La sedia Monobloc, simbolo dell’estate italiana, è un esempio di design anonimo che ha segnato la memoria collettiva. Pratica, democratica e oggi anche sostenibile, racconta molto più di quanto sembri

Pubblicato: 16 Giugno 2025 16:50

Sabia Romagnoli

Designer del prodotto industriale

Designer del prodotto industriale, ama analizzare tendenze e soluzioni innovative ed è sempre alla ricerca di idee per rendere unici gli spazi.

C’è un design che non si firma, che non si espone nei musei, ma che abita le nostre vite in modo silenzioso, onnipresente e potente. È il design anonimo, quello che nasce da necessità concrete, da economie di scala, da una tensione verso la funzionalità e l’accessibilità. Nessun nome celebre, nessun materiale pregiato. Eppure, in certi casi, questo design riesce a diventare iconico, quasi mitologico. È il caso della Monobloc, la sedia impilabile di plastica bianca che ha arredato l’estate italiana per generazioni.

Il design anonimo ha un’estetica tutta sua: pura, diretta, democratica. È ciò che ci accompagna ogni giorno, spesso senza che ce ne accorgiamo. E proprio per questo è in grado di costruire un immaginario condiviso. La Monobloc, con la sua forma ergonomica e la sua struttura essenziale, è riuscita a diventare simbolo di convivialità, vacanza, mediterraneità, senza bisogno di un contorno speciale. Basta un terrazzo, una spiaggia o un giardino per metterla al centro di una scena che conosciamo tutti: l’estate italiana.

Una sedia nata dal boom economico

La Monobloc ha una storia profondamente legata al contesto industriale e sociale del dopoguerra. È negli anni ’60 e ’70 che la tecnologia dell’iniezione plastica permette di realizzare oggetti d’arredo in un unico stampo, abbattendo i costi e velocizzando la produzione. Questo processo ha cambiato radicalmente il modo di progettare e produrre sedie, aprendo la strada a una nuova categoria di oggetti d’uso quotidiano: efficienti, resistenti, impilabili, trasportabili, economici.

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Semplice, economica, democratica, funzionale: la sedia Monobloc è il simbolo della vita all’aria aperta

Il boom economico e la crescita del settore turistico hanno fatto il resto. Con l’aumento delle seconde case, dei campeggi, dei lidi e delle sagre, servivano arredi facilmente riproducibili e versatili. La Monobloc ha risposto perfettamente a queste esigenze. È diventata la sedia di tutti, attraversando i confini sociali e geografici con disinvoltura, da nord a sud, dal giardino della villetta alla trattoria di paese.

Sostenibilità, reinterpretazione e presente: la Monobloc oggi

Oggi, in un’epoca in cui il design è chiamato a essere anche responsabile e sostenibile, la Monobloc si ripresenta sotto nuove forme. Molti brand e designer la stanno reinterpretando con materiali riciclati, colori contemporanei e linee rinnovate, pur mantenendone l’anima accessibile. Alcuni la smontano e la ricompongono come provocazione estetica, altri la valorizzano proprio per il suo passato anonimo e universale.
Ma la verità è che la Monobloc non ha bisogno di essere nobilitata. Basta un cuscino a righe, una tovaglia sbiadita, il sole di luglio o una notte d’agosto, e torna a fare ciò che ha sempre fatto: ospitare la vita reale, semplice e bellissima. Il suo design senza tempo, né autore, né pretese, è un manifesto involontario di ciò che l’estate italiana riesce a essere: inclusiva, informale, vera.

L’eleganza dell’ovvio

In un mondo saturo di segni e sovraprogettazione, la Monobloc ci ricorda che il design migliore è quello che funziona, che accompagna la vita, che non ha bisogno di essere spiegato. È un’icona dell’estate italiana non perché qualcuno l’abbia voluto, ma perché tutti l’abbiamo vissuta. E questo, per un oggetto anonimo, è il massimo riconoscimento.

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